Il 20 gennaio 1799, 46 giacobini, entrati «sotto vari pretesti e finti nomi» (Cuoco) all'interno di Castel S. Elmo al Vomero, issarono la bandiera francese inviando all'esercito transalpino che assediava Napoli, un emissario col consiglio di puntare verso Capodimonte, per conquistare più facilmente la città.
Il 22 gennaio l'esercito francese tentava l'occupazione di Napoli da vari punti, ma davanti gli si parò un popolo fiero, che anche se male armato, disorganizzato, in preda all'anarchia si batté con disperato eroismo, tanto da suscitare ammirazione da parte degli stessi alti ufficiali francesi.
Solo il tradimento dei giacobini che da Castel S. Elmo cannoneggiarono alle spalle il popolo napoletano che si difendeva, poté piegare la resistenza della città «meno avvilita dai francesi che indispettita contro coloro ch'essa considerava - non senza giusta causa - traditori» (Cuoco).
La retorica ufficiale (di origine crociana) celebra i nemici di Napoli e del popolo napoletano.
Giudicate voi.
Purtroppo manca ancora, secondo me, una narrazione storica rigorosa, seria ed equanime.
La retorica bolsa dei buoni-contro-cattivi, delle vecchie categorie crociane, è ancora padrona assoluta dello Stato e della sua autocelebrazione.
Io posso solo suggerire un sano ripasso di storia.