giovedì 1 dicembre 2016

L’inutile referendum costituzionale per il Sud


Il 4 dicembre prossimo si voterà un referendum che dovrebbe cambiare alcuni articoli della carta costituzionale italiana.
Diciamo chiaramente che non ci piace stare in compagnia di guelfi o ghibellini, infatti siamo stati lontani dai due comitati referendari poiché da una parte e dall’altra degli schieramenti sono presenti personaggi e soggetti politici davvero inguardabili o inqualificabili, specialmente per quanto riguarda le politiche che hanno adottato contro il Sud. 
 
In realtà, qualche miglioramento a livello funzionale è contenuto nella proposta di cambiamento costituzionale, ma dall’altra parte questi viaggiano assieme a alcuni netti peggioramenti per chi rappresenta la società civile o, soprattutto, per movimenti politici piccoli e indipendenti, ma organizzati ed in crescita, specialmente quelli legati al territorio, come nel nostro caso. Ci costringono, quindi, a “bere o ad affogare”, come è diventata la procedura decisionale italiana degli ultimi anni.
 
Questa volta, in perfetta linea con il concetto del “bastone e della carota”, si lega il risultato referendario all'erogazione dei fondi pubblici, a secondo del volere del premier. Quei soldi dovrebbero essere già dei territori, dei cittadini che pagano le tasse, senza alcuna necessità di “Patti per Napoli” o “Patti per il Sud”, senza creare strani rapporti fra il Premier e i Governatori “amici”, disposti poi a fare da “distributori” dei fondi.
 
Nel frattempo, mentre siamo distratti dal referendum, su un binario separato, il sistema elettorale è stato stravolto, in linea con il desiderio dei maggiori partiti nazionali, che vorrebbero un sistema bipolare, con due partiti, al massimo con una terza scelta, la quale potrebbe sostituire una dei due se dovesse diminuire la propria influenza elettorale, rendendo inutile qualsiasi altra proposta.
 
Il referendum costituzionale arriva dopo che abbiamo subito diversi governi caratterizzati dalla politica liberista, partendo da Berlusconi, passando per Monti, per arrivare a quello attuale di Renzi, e non sappiamo cosa avremo più avanti, intanto lo stato sociale continua ad essere sgretolato. I fatti sono questi, e per il Sud, nulla. Le politiche sociali e quelle dei diritti sono state portate quasi a livello di mance e opere di carità, il diritto lascia il posto ai profitti, l’interesse della collettività passa in subordine, dopo quelli dei potenti gruppi finanziari, anche stranieri, che ficcano il naso indisturbati, e sempre di più, negli affari del voto italiano, con la condiscendenza dei “leader” politici.
 
Avremmo voluto vedere l'allineamento degli “stipendi” dei parlamentari al livello medio europeo dei paesi più ricchi, e di conseguenza almeno di dimezzarli, assieme al taglio netto e drastico delle “indennità”, vergognosamente diseguali rispetto al cittadino che paga le spese.
 
Il Senato per noi va abolito del tutto utilizzando al suo posto una branca della corte costituzionale per verificare, in modo indipendente ed in tempi ristretti, che le leggi promulgate siano valide.
 
Per il Sud, ci saremmo aspettati una proposta onesta, come ad esempio la costituzione di un organismo macro-regionale che deliberasse, con un calendario ed un crono-programma, sorvegliati dallo stato centrale, quanto occorre a riportare nella media italiana disoccupazione, tasse, infrastrutture, reddito, emigrazione, istruzione e quant’altro ci occorra. Cioè, tutte quelle cose che lo stato centrale ha disatteso, volontariamente prima, e a causa del “libero mercato” oggi, alternando il centralismo statale al federalismo di vantaggio per il nord.

Per metodo scelto dal governo Renzi, per il contenuto di alcune proposte di modifica della Costituzione, per la mancanza di qualsiasi proposta che rafforzasse il terzo articolo della Costituzione per ridurre la disuguaglianza territoriale, quella che affligge il Sud fin dall'occupazione avvenuta nel 1861, contro l'Italia delle due velocità, indichiamo di votare no, pur turandoci il naso per la cattiva compagnia.

Alessandro Citarella 
Coordinatore campano dei Meridionalisti Democratici