martedì 7 luglio 2015

Ercolano vittima dell’inefficienza dello Stato italiano

I Meridionalisti Democratici si battono per la valorizzazione dei beni ambientali, archeologici, paesaggistici, monumentali e culturali del Sud affinché divengano un sistema integrato ben gestito, tale da divenire la punta di diamante della nostra industria del turismo, con la conseguente creazione di migliaia di posti di lavoro.  Registriamo dalle statistiche che sono migliaia i giovani del Sud specializzati nella gestione, restauro e mantenimento dei beni archeologici e monumentali in cerca di posto di lavoro!

Anfiteatro Flavio di Pozzuoli
Lo Stato italiano, proprietario dei beni archeologici del Sud da ben 154 anni, non investe come dovrebbe nella gestione, manutenzione e valorizzazione dei nostri beni, lasciando alcuni siti in uno stato di totale degrado, intervenendo solo dopo fortissime campagne di denuncia da parte di movimenti e comitati cittadini.

La sezione Flegrea dei Meridionalisti Democratici ha più volte denunciato lo stato di abbandono dei beni archeologici flegrei, dall'Anfiteatro Flavio al sito archeologico di Cuma, assieme alla parziale chiusura del Castello di Baia, e la totale chiusura della Piscina Mirabilis.  In queste condizioni, non è possibile proporre alle agenzie turistiche mondiali un percorso archeologico e museale flegreo perché non si sa mai quando i musei e i siti archeologici sono aperti!

Sito archeologico di Ercolano
La stampa nazionale ha più volte denunciato le pessime condizioni di Pompei.  Oggi tocca ad Ercolano, dove, la Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia informa che gli scavi di Ercolano sono stati chiusi “a causa della carenza di personale di vigilanza”.  Secondo la nota della Soprintendenza riportata dalla stampa il 6 luglio 2015, la condizione di Ercolano “è particolarmente complicata poiché per l'area archeologica sono disponibili solo 36 addetti alla vigilanza distribuiti su 5 turni (mattina, pomeriggio, notte, franco e riposo). Il che significa disporre di un massimo di 6-7 custodi per turno per un'area di 4-5 ettari, dotata di 3 ingressi, anch'essi da sottoporre a controllo”.  La nota della Soprintendenza denuncia che “l'assenza imprevista per malattia di poche unità di servizio ha reso impossibile per motivi di sicurezza l'apertura del sito. Tale situazione, come ben noto, non è direttamente dipendente dalla Soprintendenza - prosegue la nota - ma da un problema di mancanza di turnover, che non consente un rimpiazzo di personale a seguito del pensionamento di quello in servizio, e che riguarda un po’ tutto il comparto statale”.

Lo stato italiano ha imposto la sua bandiera sui nostri siti archeologici. Ora deve mettere anche i soldi necessari per tenerli aperti. La mancanza di personale statale (italiano, non delle amministrazioni locali), è un problema del governo centrale italiano, ed è un problema suo, non delle popolazioni locali. Se lo stato nazionale non è capace di gestire i nostri beni, lo ammettesse, e li lasciasse in gestione alle autonomie locali.