lunedì 29 settembre 2014

#Global Frackdown 2014: I Meridionalisti Democratici contro il fracking

#Global Frackdown: 
11 ottobre 2014, giornata mondiale contro il "fracking"


I Meridionalisti Democratici - federalisti europei fanno parte del movimento internazionale contro il "fracking", una tecnica estrattiva di petrolio e gas naturale che sfrutta la pressione dei liquidi per provocare delle fratture negli strati rocciosi più profondi del terreno (conosciuto anche con il nome di ‘fratturazione idraulica’ o ‘hydrofracking’) impiegato per agevolare la fuoriuscita del petrolio o dei gas presenti nelle formazioni rocciose per consentirne un recupero più rapido e completo.  Nella lista dei partner del "global frackdown", il nostro movimento è, per il momento, l'unico presente in Italia.

Per capire quanto sia pericoloso il fracking e perché il nostro movimento è contrario alla sua attuazione, invitiamo a leggere un ottimo articolo scritto da Erika Facciolla sul sito "Tutto Green" pubblicato il 15 febbraio 2013.

Fracking: che cos’è?

di ERIKA FACCIOLLA il 15 FEBBRAIO 2013

Con il termine inglese fracking si intende una particolare tecnica estrattiva di petrolio e gas naturale utilizzata per la prima volta in America nel 1947 dalla compagnia Halliburton e perfezionata in Texas nei decenni successivi.

Questo metodo sfrutta la pressione dei liquidi per provocare delle fratture negli strati rocciosi più profondi del terreno (per questo motivo è conosciuto anche con il nome di ‘fratturazione idraulica’ o ‘hydrofracking’) ed è impiegato per agevolare la fuoriuscita del petrolio o dei gas presenti nelle formazioni rocciose per consentirne un recupero più rapido e completo.

Le fratture create nel terreno possono essere sia naturali che artificiali: in quest’ultimo caso è l’uomo a creare delle ‘fessure’ in determinati strati di roccia presenti nei giacimenti petroliferi. Fessure che poi vengono allargate, immettendo grandi quantitativi di acqua sotto pressione, e mantenute aperte con sabbia, ghiaia e granuli di ceramica.

Ma vediamo nel dettaglio le diverse fasi che caratterizzano la tecnica del fracking:

1. Trivellazione: il pozzo viene perforato orizzontalmente ad una profondità di circa 3.000 metri. Il canale così creato viene rivestito con un tubo di cemento all’interno del quale vengono fatte saltare delle piccole cariche esplosive per creare dei fori che lasceranno poi passare i liquidi e le sostanze chimiche nel terreno.

2. Pompaggio: completato il pozzo, vengono pompati nel terreno fino a 16.000 litri di liquidi sotto pressione al minuto, addizionati da agenti chimici e sabbia. L’immissione dei liquidi crea delle ‘spaccature’ nelle rocce liberando così i gas che risalgono rapidamente il tubo.

3. Raccolta: una volta fuoriuscito, il gas viene immagazzinato nei gasdotti e avviato alla raffinazione.

Senza neanche entrare nei dettagli, è facile rendersi conto di quanto possa essere invasiva, pericolosa e devastante questa tecnica ‘non convenzionale’ utilizzata soprattutto per estrarre il metano, gas non facilmente estraibile con le tecniche tradizionali a trivellazione verticale.

Per continuare a leggere l'articolo di Erika Facciolla, fai click su questo link.




domenica 21 settembre 2014

Referendum Scozia: duro monito a Londra


--Alessandro Citarella

Il 18 Settembre 2014, data storica per il popolo scozzese, si è potuto tenere un primo referendum per verificare se l maggioranza della popolazione volesse adesso l’indipendenza.  In questo momento storico una maggioranza del 55 % dei votanti ha deciso di no, mentre il 45 % l’avrebbe voluta subito. Il movimento politico che ha promosso questo referendum è lo SNP (Scottish National Party), che tra l’altro è il partito attualmente al governo in Scozia.  Alex Salmond, oggi capo del governo, è il leader dello SNP fin dal 1990, e diventò Primo Ministro nel 2007 quando lo SNP divenne partito di maggioranza relativa. Nel 2011 fu riconfermato alla guida del governo poiché lo SNP divenne partito di maggioranza assoluta. Per la prima volta dopo 300 anni un partito indipendentista era riuscito in quest’intento, e dopo soli 7 anni è riuscito ad ottenere ed a realizzare un referendum per riottenere l’indipendenza.


Il primo e più importante passo è stato fatto, cioè di ottenere il diritto che il popolo di Scozia stabilisca democraticamente cosa vuole. Questo è stato fatto, e continuerà ad esser fatto, con i soli finanziamenti ottenuti con contributi volontariamente versati per questa causa. E’con queste sole armi che gli indipendentisti si sono misurati, e continueranno a farlo, sia contro stati colonizzatori, che hanno anche praticato la schiavitù, sia contro le lobby dei petrolieri e dei banchieri di mezzo mondo.  Ricordiamo infatti che la Royal Bank of Scotland aveva affermato che sarebbe andata via dalla Scozia in caso di indipendenza e che le compagnie petrolifere inglesi, le cui piattaforme di estrazione sono in gran parte poste nelle acque territoriali scozzesi, avevano di fatto evocato l’apocalisse economica. Inoltre, anche Stati esteri si sono spesi contro l’indipendenza scozzese: la Spagna già nel 2013 aveva dichiarato il proprio veto all'ingresso nella UE dello Stato di Scozia, mentre altri, come gli Stati Uniti e la Francia, oltre che Renzi, si erano dichiarati contrari all'indipendenza della Scozia. Di fatto, tutti i paesi europei che sono stati colonialisti hanno dichiarato che una colonia è bene che resti tale e le multinazionali a loro legate hanno minacciato una sorta di guerra economica già pronta.



Della volontà popolare degli scozzesi incredibilmente si è curata soltanto la Regina d’Inghilterra, dichiarando unicamente: “pensateci bene”, e questo è stato il modo d’agire più corretto, cioè quello di non ficcare il naso in casa d’altri per mantenere i vantaggi per se stessi.

Concludendo, lo SNP e tutti gli scozzesi hanno vinto poiché è stato stabilito che possono fare un referendum per lasciare il Regno Unito quando vogliono ed hanno ricevuto promesse da parte del governo di Londra che ci saranno sostanziali miglioramenti per la loro vita.

Lo SNP guidato da Alex Salmond ha già la maggioranza assoluta nel Paese e ha il merito di aver obbligato Londra a prendere seri impegni nei confronti della Scozia in caso di vittoria del “no”.  La determinazione degli scozzesi e la capacità organizzativa che hanno dimostrato nella conduzione del referendum, assieme all'attesa di miglioramenti anche da parte di chi ha votato per rimanere nel Regno Unito, possono costituire una miscela esplosiva che Londra farà bene a disinnescare mantenendo le promesse fatte durante la campagna referendaria. Se le promesse di Londra non saranno mantenute, si possono già immaginare le gravi conseguenze politiche.