mercoledì 28 maggio 2014

Il federalismo europeo è nello statuto dei Meridionalisti Democratici

Ora che elezioni per il Parlamento Europeo sono finite e gli analisti analizzano numeri e dati, mentre i leader dei maggiori raggruppamenti politici europei decidono la composizione delle alleanze e la suddivisione degli incarichi istituzionali, da quello di Commissario Europeo a quello di Presidente del Parlamento Europeo, ricordiamo ai nostri iscritti, simpatizzanti e amici che il nostro movimento contiene nel suo nome, dopo le parole “Meridionalisti Democratici”, un trattino con due altre parole: "federalisti europei".  

Nel nostro statuto, al secondo punto, dichiariamo che

“Il Partito s’ispira ai principi fondamentali del meridionalismo, della democrazia repubblicana, della libertà dell’individuo, dello stato di diritto, delle pari opportunità di tutti i cittadini, della libertà d’impresa mediata dalla tutela dello Stato nei confronti dei soggetti più deboli, della separazione fra stato e religione, del federalismo solidale europeo come espresso nel Manifesto di Ventotene, del rispetto dell’ambiente e di tutte le specie animali, e dell’autodeterminazione dei popoli , nel pieno rispetto dei diritti dell'Uomo.”


Il Manifesto di Ventotene fu redatto dagli antifascisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il periodo di confino negli anni quaranta, presso l'isola di Ventotene.  L’Europa che il nostro movimento vuole è quella che si basa sul Manifesto di Ventotene: una Europa solidale e attenta ai bisogni dei popoli, non quella delle banche e dei grandi gruppi finanziari. 


domenica 18 maggio 2014

Alessandro Citarella rieletto Coordinatore Campano dei Meridionalisti Democratici

Intervento di Alessandro Citarella
Il 17 maggio 2014, i coordinatori delle cinque province campane hanno rieletto Alessandro Citarella alla carica di Coordinatore Regionale dei Meridionalisti Democratici. In linea con la tabella di marcia stabilita dallo statuto, i Meridionalisti Democratici hanno completato le procedure amministrative che prevedono l’elezione della carica di Coordinatore Regionale entro il 31 maggio di ciascun anno. Lo statuto prevede il rinnovo delle cariche di Coordinatore Provinciale e di Segretario di Sezione prima dell’elezione del Coordinatore Regionale.

La riunione per l’elezione del Coordinatore Regionale si è tenuta a Castel Volturno (Caserta) alla presenza dei membri del Consiglio Generale, composto dalle varie cariche elette del Partito oltre ad alcuni membri aggiunti per le sezioni che superano i 20 iscritti.  Citarella ha presentato una relazione sullo stato dei Meridionalisti Democratici in Campania descrivendo le principali attività che hanno interessato le diverse strutture del Partito.  Nei 18 mesi che sono trascorsi dalla fondazione avvenuta a Ponte (Benevento) il 17 novembre 2012, i Meridionalisti Democratici hanno consolidato la loro presenza nelle cinque province campane, creando anche le premesse per uno sviluppo del Partito fuori dalla regione.

Gli invitati alla riunione regionale ascoltano la relazione di Citarella


Secondo Citarella, il radicamento del partito nelle zone dov'è presente va avanti in modo sistemico, “perché i nostri iscritti mettono sempre al primo posto gli interessi della gente dei nostri territori e non fanno meri calcoli partitici”. Per Citarella, “l’unità del fronte meridionalista può e deve avvenire attraverso la sottoscrizione di un programma comune e condiviso per il rilancio e il riscatto dei nostri territori, e non attraverso strani matrimoni o unioni di soggetti politici che spesso sono incompatibili fra loro”.  Citarella ha citato come punto di partenza i “dieci temi per il rilancio e il riscatto del Sud” proposto dall'Associazione per il Meridionalismo Democratico.

Durante il corso della riunione di Castel Volturno sono intervenuti diversi segretari di sezione, coordinatori provinciali e semplici iscritti.  Pubblichiamo di seguito l’intervento del presidente dei Meridionalisti Democratici, Domenico Capobianco, sul tema dello “sputtaNapoli” e “sputtaSud” attualmente in corso.


"SputtaNapoli": Intervento di Domenico Capobianco, presidente dei Meridionalisti Democratici

Sono indignato per quello che sta accadendo negli ultimi tempi, sembra che l’unico argomento che può garantire la prima pagina a giornalisti della carta stampata e delle televisioni sia quello di attaccare Napoli e con Napoli tutto il Sud. Il Mezzogiorno d’Italia è dipinto come il luogo del malaffare, ove prosperano Camorra, Mafia, e Ndrangheta, una terra dei fuochi senza regole e senza legge. Non che prima lo “sputtaNapoli” e quindi lo “sputtaSud” non esistesse, è sempre esistito da 153 anni a questa parte, ma negli ultimi tempi è diventato molto più violento ed intollerabile.

Il presidente Domenico Capobianco assieme
a Alessandro Citarella
Tutto ciò ovviamente non mi piace, ma non mi sorprende, perché dietro questi articoli giornalistici del tutto discutibili di tanti pennivendoli venduti allo strapotere mediatico tosco-padano, dietro a tanti servizi che vanno in onda sulle televisioni di stato e su quelle private si giocano enormi interessi economici, per difendere i quali bisogna dipingere il Sud come luogo di malaffare e di illegalità.

Che dire poi di un’altra sottile strategia per mortificare il Sud, quella di mettere a confronto nelle varie trasmissioni ad argomento socio-economico, politico o comunque di tipo culturale personaggi di prestigio quasi sempre del Nord, e personaggi folkloristico—macchiettisti quasi sempre del Sud, per far passare il messaggio che al Sud possiamo solo suonare il mandolino o cantare "O sole mio", perché la cultura è prerogativa del Nord, pensate che la Gelmini, quando era ministro dell’istruzione, aveva cancellato dai programmi scolastici tutti i più grandi Autori meridionali, alcuni dei quali premi Nobel per la letteratura, e se fosse stato possibile avrebbe chiuso le scuole al sud come fecero i suoi antenati nel 1861.

E’ di questi giorni l’approvazione di un emendamento in Commissione Vigilanza RAI , simpaticamente ribattezzato “Quote Sud”, che fissa un punto essenziale: la RAI sarà tenuta “a considerare il Sud al pari delle altre aree geografiche dell’Italia, specie per quanto concerne l’arte, la cultura, l’economia, l’informazione e l’attualità, tuttavia guardando alle specificità, storiche e politiche, che ne contraddistinguono le condizioni sociali; questo significa ammettere implicitamente che la nostra cara RAI ha sempre discriminato il Sud.

Il Mezzogiorno deve essere assistito, i suoi abitanti devono essere consumatori di prodotti padani, ma poiché la crisi ha colpito anche il Nord, questo ora non è più sufficiente, ora anche l’unico settore economico che era concesso al Sud, l’agroalimentare, deve essergli sottratto. Tutti ci ricordiamo della pubblicità razzista della Pomì "i nostri sono solo prodotti padani", con il preciso intento di sabotare i prodotti provenienti dal Meridione, omettendo di dire "ovviamente" che le terre dove coltivano i loro prodotti sono molto più inquinate della Terra dei Fuochi.  Allora discreditare il Sud serve a favorire gli interessi delle lobby tosco-padane, e a deresponsabilizzare le classi dirigenti. La delegittimazione del Sud infatti, può essere funzionale a scopi economici e politici, ribaltando la colpa sempre sui "Terroni", indolenti, senza voglia di lavorare, e senza iniziative, e che non hanno voglia di rimboccarsi le maniche.

Così, riportando un editoriale che ho letto qualche tempo addietro “un problema come la questione meridionale, diventa un problema fisiologico: per i razzisti biologici (Lombroso docet) sarà una tara genetica, per i razzisti culturali (Barbero docet) un problema di mentalità, ma il risultato non cambia. Siete Terroni e ve lo meritate.  Ed ecco che il Mezzogiorno, da questione socio-economica, diventa un problema etnico. A questo punto chi vorrà mai investire al Sud? E perché’ poi se sono tutti indolenti e criminali? Si tratta di un meccanismo sottile, involontario, che mira ad insinuarsi nel senso comune.”

E quando poi tifosi del Napoli hanno fischiato l’inno di Papele, pardon, di Mameli, apriti cielo, tutto ciò ha suscitato l’indignazione di autorità costituite, dei soliti giornalisti pennivendoli di regime, i quali, chissà perché non capiscono o fanno finta di non capire: perché mai i Meridionali dovrebbero amare l’inno di Papele? Pardon, Mameli, perché dovrebbero sentirsi romanticamente rapiti dalla retorica nazionale di una nazione che già dalla sua nascita si è divisa in due: madre amorevole che ha portato al Nord la ricchezza ed il potere, matrigna crudele che ha portato al Sud il lavoro duro, lo sfruttamento, l’emigrazione, la povertà. L’Italia non è una nazione unita: l’Italia è fatta di sfruttati al Sud, e di sfruttatori al Nord.  Sembra abbastanza naturale che i terroni figliastri, se capita loro di sentire l’inno italiano, cioè l’inno del Nord, non si commuovano per niente, anzi viene loro la voglia di fischiarlo.

Renzi ha affermato qualche ora fa che l’inno non va fischiato perché rappresenta l’Italia … appunto.

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I Meridionalisti Democratici hanno preso una serie di iniziative per contrastare lo "sputtaNapoli" attualmente in corso, fra cui anche un appello ai parlamentari.




giovedì 8 maggio 2014

Calcio, violenza e discriminazione: appello ai parlamentari

Lettera aperta ai Parlamentari Italiani e in particolare ai Parlamentari Meridionali

Oggetto:  Eventi accaduti il 3 maggio 2014 a Roma in occasione della finale di Coppa Italia 


Gli eventi che sono accaduti sabato 3 maggio 2014 in occasione della finale di Coppa Italia fra Fiorentina e Napoli disputata a Roma, hanno generato commenti frettolosi e fuorvianti alcuni dei quali, influenzati dalla mera appartenenza geografica dei protagonisti, sono stati posti alla base di una campagna denigratoria nei confronti di Napoli, dei napoletani e dei cittadini del Sud. Meraviglia soprattutto che i commenti siano stati espressi anche da autorevoli rappresentanti delle Istituzioni, dei mass-media e della società civile in genere che avrebbero dovuto mostrare maggiore ponderatezza di giudizio.

I Meridionalisti Democratici, pertanto, ritengono fondamentale analizzare l’accaduto al fine di estrapolare in modo oggettivo i fatti dalle opinioni e dalle insinuazioni e/o supposizioni.

L’analisi dei fatti avvalorerà la riconosciuta civiltà del popolo e degli sportivi napoletani che nella circostanza non sono stati tutelati dalle autorità. Eloquente a riguardo il risalto dato al “colloquio” avvenuto sotto la curva dei tifosi partenopei rispetto al silenzio audio-video relativo alla analoga situazione verificatasi sotto la curva opposta.

Inoltre, i meridionalisti democratici coscienti che quanto successo a Roma non si limiti alla manifestazione sportiva, ma che abbia una dimensione ben più ampia che interessa i rapporti tra istituzioni e cittadini minando la credibilità e l’imparzialità delle prime, indispensabili basi per acquisire la fiducia del popolo, propongono le seguenti istanze:

Daniele De Santis, accusato di aver sparato
contro i tifosi napoletani, in una immagine
 dal suo profilo 
Facebook
1.  Al fine della corretta attribuzione delle responsabilità per il tentato omicidio del tifoso napoletano e per tutti gli altri eventi accaduti il 3 maggio 2014 a Roma.

Si chiede che sia istituita una commissione parlamentare che valuti analiticamente gli eventi susseguitisi in occasione della finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014, includendo anche le disposizioni impartite dal Questore per l’ordinato svolgimento dell’evento, finalizzate alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alle misure adottate nelle fasi antecedenti e successive all'incontro di calcio. L’esito dell’istruttoria della commissione deve essere reso pubblico, compatibilmente con le esigenze di riservatezza connesse al procedimento penale in corso.



2.  In merito alla strumentalizzazione degli eventi a danno dell’immagine dei tifosi napoletani:

a.  Si chiede che la commissione vigilanza RAI stili un documento riepilogativo di tutti gli interventi dei cronisti delle testate della RAI effettuati dall'arrivo dei tifosi nei pressi dello stadio e quelli successivi fino al 10 maggio 2014.  Tutti gli interventi devono essere documentati nel rapporto che la commissione di vigilanza dovrà rendere pubblico, anche in formato audiovisivo in Internet. Ciò evidenzierà l’esistenza di un rapporto causa-effetto fra le notizie e i commenti divulgati dalla RAI e la campagna denigratoria attuata nei confronti del Napoli, dei suoi tifosi, della città di Napoli, dei napoletani in genere, avviata durante lo svolgimento della partita e continuata dopo.

b. Si chiede che una commissione indipendente nominata dal Parlamento rediga un rapporto dettagliato degli eventi di discriminazione territoriale avvenuti nei confronti della società calcio Napoli e dei suoi tifosi, di Napoli e dei suoi cittadini, così come nei confronti dei meridionali in genere, nell'arco degli ultimi 3 anni negli stadi italiani, indipendentemente se fosse il Napoli una delle squadre in campo. La commissione dovrà evidenziare sia i casi in cui siano stati adottati dei provvedimenti da parte degli organi preposti della FIGC sia i casi in cui non siano state adottate misure per combattere e punire tali comportamenti. Tale documento dovrà essere reso pubblico.


3.  Allo scopo di porre fine agli episodi di violenza, discriminazione territoriale, razzismo ed ogni altra espressione di inciviltà che non appartiene alla sana cultura sportiva:

Si chiede che sia predisposta una proposta di legge che obblighi le società sportive per i prossimi tre anni a favorire la cultura dell'accoglienza nei confronti dei tifosi ospiti attraverso iniziative specifiche finanziate dalle società stesse in coordinamento con le istituzioni locali. Questa proposta di legge deve essere la base di un profondo cambiamento del paradigma ora dominante nel mondo del calcio, basato sull'odio degli "avversari" in generale e in particolare nei confronti dei meridionali.

L'ispettore capo, Filippo Raciti ucciso durante
gli scontri in occasione della partita
Catania -Palermo il 2 febbraio 2007
Allo stesso tempo le società sportive coadiuvate dai rappresentanti delle Istituzioni dovranno stimolare i tifosi al rispetto delle forze dell’ordine e del personale preposto ai servizi negli stadi, creando la sinergia necessaria a isolare in modo netto qualsiasi tentativo di utilizzare una competizione sportiva per fomentare disordini dove far proliferare la cultura dell’illegalità. Gli stadi devono divenire luoghi di spettacolo sportivo per le famiglie, dove l’amore per la propria squadra e il gioioso sostegno non dovranno mai degenerare in atti d’inaudita intolleranza e violenza nei confronti di altre persone oppure in atti di vandalismo su beni pubblici e privati.

Gli eventi del 3 maggio non rappresentano solo un ulteriore esempio di manipolazione della realtà strumentale alla diffusione di uno stereotipo di meridionale che viene utilizzato per denigrare un popolo che cerca di liberarsi da un giogo impostogli 150 anni or sono, ma è anche un ennesimo atto di svilimento dell’autorità statale costituita che viene sfidata e purtroppo vinta mentre cerca vanamente di proteggere i suoi cittadini che sfiduciati non confidano più in essa.



Appurare la verità e renderla pubblica è l’unico mezzo possibile per ricostruire la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni. Soprattutto per questo la campagna denigratoria contro Napoli e i napoletani, la società calcio Napoli e i tifosi del Napoli non può essere lasciata senza una risposta civile, democratica, per la vittoria della non-violenza, per l’evoluzione e sviluppo della tolleranza e della solidarietà fra le persone, perché se così non fosse, tutti gli sportivi, tutti i cittadini sarebbero i veri sconfitti.

Il nostro pensiero va ai due tifosi napoletani rimasti gravemente feriti, Ciro Esposito e Gennaro Fioretti, e ai loro familiari, la nostra solidarietà va alla vedova e ai familiari dell’ispettore capo Filippo Raciti, il nostro commosso ricordo va alle vittime dell’Heysel, il nostro rispetto e il nostro sostegno vanno a chi opera nelle istituzioni affinché gli eventi sportivi e il calcio in particolare non siano più causa di lutto e dolore.

Il Presidente
Dott. Domenico Capobianco



venerdì 2 maggio 2014

Un candidato meridionalista in provincia di Mantova

Ovviamente, Francesco è attivissimo nel sostenere il Napoli
Francesco Massimino è un militante meridionalista emigrato al Nord da oltre vent'anni. Oggi vive a Castelbelforte in provincia di Mantova, una cittadina di circa 3,200 abitanti.  Come altri militanti meridionalisti trapiantati al Nord, è impegnato su un doppio fronte di lotta.  Da un lato è attivo nella difesa dei diritti civili, sociali e democratici della gente comune, dei lavoratori e dei disoccupati, e dall'altro si batte per il rilancio e il riscatto della sua Terra d’origine, i territori dell’antico Regno delle Due Sicilie.

Francesco è candidato per la carica di consigliere comunale per “La Vostra Castelbelforte”, una lista civica che ha dimostrato interesse per quello che l’originario di Napoli rappresenta.  Francesco è riuscito a coniugare l’integrazione nel territorio dove vive e lavora con il rispetto per la sua identità, cercando di essere un esemplare cittadino di Castelbelforte, senza mai dimenticare le sue origini napoletane.

E’ interessante notare che Francesco è riuscito ad aprire una breccia in un territorio considerato una vera roccaforte della Lega Nord.  Il candidato sindaco, Massimiliano Gazzani, è stato eletto due volte come sindaco e, nell’ultime elezioni, come vice sindaco leghista di Castelbelforte. Come è possibile che un attivista meridionalista come Francesco abbia potuto trovare un punto d’incontro con un attivista leghista? Francesco spiega che Gazzani è uscito dalla Lega tre anni fa.  A Castelbelforte, poi, Gazzani si è anche scusato con Francesco per le offese che aveva subito nel 2012 a margine di una riunione del consiglio comunale – offese che portarono l’attivista meridionalista ad organizzare il “Terrone Day” per protesta e per sensibilizzare la popolazione sulla questione del razzismo e del pregiudizio anti-meridionale.  Ora, la lista “la Vostra Castelbelforte” include non solo l’attivista meridionalista ma anche un esponente del Movimento 5 Stelle, Vanni Mantovanelli, convinto sia dal metodo democratico adottato da Gazzani, sia dai contenuti ambientali del programma della lista civica.

Abbiamo chiesto a Francesco di illustrarci cosa vorrà fare se venisse eletto consigliere comunale a Castelbelforte.

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MD.  Puoi descrivere tre obiettivi principali della tua lista civica per il vostro comune?

FM. Il nostro comune ha un grande problema relativo alla sicurezza stradale a causa della Strada Provinciale 25 che attraversa il centro abitato.  Servirebbe una rotonda all’uscita del paese, nella direzione verso Mantova, e c’è bisogno di regolare meglio l’uscita verso Verona, dove spesso ci sono problemi con i TIR.  La strada comprende delle brutte curve e ogni tanto qualche TIR finisce fuori strada con morti e feriti.  Mentre dalla parte veronese qualcosa si è fatto, dalla parte mantovana è tutto fermo.  Sarebbe meglio una tangenziale attorno al paese, evitando i problemi di sicurezza interna, non facendo transitare i mezzi pesanti.

Con la crisi che ha praticamente decimato le fabbriche nel mantovano, e con oltre 15 mila persone che hanno perso il lavoro in tutta la provincia negli ultimi anni, abbiamo bisogno di uno sportello di domanda e lavoro per i cittadini disoccupati. 

E fondamentale anche dare un’assistenza ai cittadini per tutte quelle questioni legali a carattere civile, dove il cittadino, prima di affidarsi ad un avvocato con tutti i costi che ne derivano, può cercare le soluzioni necessarie.


MD. Puoi descrivere quale politica meridionalista riuscirai a portare avanti nel tuo comune se tu venissi eletto?

FM. Se venissi eletto, cercherei di attuare un sogno che ho da diversi anni. Vorrei far conoscere la vera storia del Risorgimento ai miei concittadini, facendo capire cosa ha subito la mia Terra con l’aggressione armata da parte dei piemontesi e tutto quello che è successo negli ultimi 153 anni. Vorrei aprire un confronto pubblico per far capire che non si può andare avanti con la discriminazione e il “voi” e “noi”.

Vorrei portare nella provincia di Mantova tante eccellenze dei nostri territori, semmai facendo anche dei gemellaggi fra Castelbelforte e qualche realtà del Sud.  Quando la gente del Nord ci conosce e vede le nostre eccellenze, cadono tanti pregiudizi e ci si ritrova come lavoratori e cittadini con tante cose in comune.  Vorrei portare nel mantovano prodotti e cultura dei nostri territori.

MD. Dal tuo punto di vista, su cosa dovrebbero concentrarsi i meridionalisti residenti al Sud?

FM. Vorrei che si creassero gruppi di lavoro per i tanti temi che attanagliano e bloccano il risveglio del Sud. C’è la possibilità di emergere alla grande, ma c’è bisogno di orgoglio e di “cattiveria” nel senso buono della parola.  Sono arrabbiato perché vedo un Sud “addormentato”. Prendi per esempio la Tangenziale di Napoli, perché si paga ancora? Perché si regalano ancora i soldi a Benetton?  O, vediamo i Bronzi di Riace, perché non si riesce a portare i turisti?  Vedo troppa gente abbacchiata, che non riesce a reagire. C’è bisogno di un risveglio di orgoglio e di identità.  Mi chiedo, ma che fine abbia fatto il movimento dello scorso novembre, “Fiume in Piena”?

MD. C’è spazio per il meridionalismo a Nord?

FM. Sì, è necessario un partito con una forte caratterizzazione identitaria che riesca a fare un lavoro verso i 15 milioni di meridionali che vivono e si sono integrati al nord.  E’ necessario, tuttavia, che la questione identitaria, la coscienza sia svegliata collegandola alle questioni sociali della società dove uno si è integrato e dove lavora e vive.  Il meridionalismo al Nord può mettere delle grossi radici solo se abbina la questione identitaria a quelle sociali.  Sono tantissimi gli operai che oggi hanno perso il lavoro in tutto il settentrione.  Fra questi ci sono tanti meridionali, ma anche tanta gente del posto.  Un partito meridionalista deve per forza di cose parlare un linguaggio che unisce gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati e dei cittadini in generale, che vivono nei territori del nord della penisola. Altrimenti, si rischia di rimanere nel folclore.

E’ anche possibile per il meridionalismo toccare le coscienze delle persone perbene al Nord facendo notare come un obbrobrio come il Museo Lombroso sia tanto offensivo non solo per la gente del Sud, ma per tutti gli esseri umani.  Quando con pazienza si spiega alla gente del Nord che a Torino c’è un luogo dove sono messe in mostra le teste dei nostri partigiani, chiamati briganti, e che questo luogo, questo “museo” è finanziato con i soldi pubblici, allora cadono alcune barriere di pregiudizi nei nostri confronti, e si diventa più tolleranti o addirittura accoglienti se non amici.

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I Meridionalisti Democratici-federalisti europei augurano ogni successo a Francesco Massimino e agli altri militanti meridionalisti che saranno presenti nelle liste elettorali nel Nord Italia.  La loro lotta è la nostra.