sabato 29 marzo 2014

Elezioni europee maggio 2014: posizione dei Meridionalisti Democratici

Le elezioni per il Parlamento Europeo che si svolgeranno il 25 maggio 2014 consentiranno a 17 deputati del Sud continentale e 7 della circoscrizione insulare (Sicilia e Sardegna sono accorpate) di rappresentare, almeno formalmente, gli interessi dei nostri territori più la Sardegna. Le formazioni meridionaliste che proveranno a correre da sole rischiano una grande sconfitta perché le condizioni ed i tempi non sono ancora maturi per dare uno scossone elettorale ai partiti nazionali italiani che sfruttano la forza mediatica e l’enorme finanziamento pubblico che li sostiene. Quei meridionalisti che invece riusciranno a presentarsi nelle liste dei partiti nazionali italiani dovranno percorrere una strada tutta in salita, inizialmente per farsi eleggere, e poi, se eletti, per non essere risucchiati all'interno dei meccanismi di controllo delle direzioni tosco-padane dei rispettivi partiti nazionali.

La aggregazione delle numerose realtà associative, politiche e movimentiste meridionali è ancora in una fase embrionale. Infatti le loro disparate azioni di lotta sui territori delle Due Sicilie sono frammentate e completamente scollegate fra loro. Nessuna forza politica meridionalista è riuscita ad unificare, neanche in parte, i movimenti che si battono sui territori per i diritti civili, sociali e democratici della nostra popolazione. Per esempio, il movimento che lotta per la bonifica dei siti nelle province di Napoli e di Caserta inquinati dai rifiuti tossici non è collegato a quello che si batte per la bonifica delle aree inquinate dell’Italsider a Taranto. Chi si batte per la legalità a Palermo è completamente isolato da chi lotta contro le trivellazioni selvagge in Basilicata o chi tenta di difendere il posto di lavoro presso la FIAT negli stabilimenti di Termini Imerese o della Iribus di Avellino. In breve, il meridionalismo è in piena attività, ma non fa sistema, non fa gruppo, e spesso i militanti non sono nemmeno consapevoli di essere dei meridionalisti.

Nella situazione attuale, i Meridionalisti Democratici-federalisti europei hanno deciso di rafforzare il loro radicamento sui territori con l’obiettivo di raggruppare le iniziative di lotta in corso in tutto il Mezzogiorno in un unico piano programmatico per il riscatto e il rilancio del Sud. La frammentazione delle lotte sociali è funzionale allo status quo imposto da chi ha occupato militarmente i nostri territori a partire dal maggio 1860 e li ha poi annessi al Piemonte, creando una "mala-unità” all'interno della quale il Sud è subalterno agli interessi economici del Centro-Nord. In conclusione in assenza di una direzione politica aggregante, il Sud non va da nessuna parte.

I Meridionalisti Democratici, pertanto, non saranno presenti alle prossime elezioni europee perché non credono sussistano le condizioni necessarie affinché una formazione o coalizione elettorale meridionalista possa raggiungere il quorum indispensabile per la elezione di almeno un deputato. Tuttavia, appoggeranno dall'esterno quei meridionalisti che si presenteranno in formazioni autonome o nelle coalizioni, augurando a ciascuno di avere successo per rappresentare degnamente i nostri territori.



giovedì 13 marzo 2014

CHESTA STORIA HA DA FERNI'


Chesta Storia ha da fernì!... 

’A storia ’e nu populo ca penza e parla d’â terra soia, accussì comme nu populo straniero ha deciso, doppe ca s’ha pigliato, c’’a viulenza e cu l’inganno, chella stessa terra e ’a vita d’’a gente pe cchiù ’e cientocinquant’anne.

I’ nun ce credo cchiù a chesta storia scritta ncopp’’e libbre ’e scola, addò se legge d’’a libberazione ’e nu Sud ca nun vuleva essere libberato. E addò se chiammano “brigante” chill’uommene e chelli femmene c’hanno cumbattuto contro all’invasore, pe difendere ’a terra de’ pate e a libertà de’ figlie.

E’ fernuto ’o tiempo de’ buscie. 
Chelli buscie ca c’hanno ditto ll’ate, pe s’arrubbà na terra ricca ’e natura, storia, arte e dignità, e chelli buscie ca ce simme ditte nuie, pe putè suffrì cchiù poco e pe nun sentì tutto ’o scuorno ’e na vita passata dint’’a schiavitù.

I’ voglio scrivere n’ata storia e ’a voglio scrivere cu ’a lengua ca parlava ’a gente ’e chesta terra, primma ca ’o sangue e ’e lacreme le chiudessero ’a vocca e fermassero ’o tiempo ’e na storia negata a cchille ca ’a steveno facenno, senza cercà ll’aiuto ’e nisciuno. 

I’ voglio cancellà tutte ’e buscie de’ padrune ’e chesta terra avvelenata e ferita a morte. Voglio scrivere, nzieme â gente d’’a terra mia, ’a storia ’e nu populo ca torna a decidere d’’o presente suoio e d’’o futuro d’’e figlie suoie.

’A Storia nosta.

Vincenzo Villarosa

domenica 9 marzo 2014

Mauritania: I Meridionalisti Democratici incontrano il Comitato di Sostegno a Biram


Da sinistra a destra, Massimiliano Gargiulo, Biram Dah Abeid,
Alessandro Citarella e Yacoub Diarra
Due rappresentanti dei Meridionalisti Democratici, Massimiliano Gargiulo e Alessandro Citarella, insieme all'Associazione Sinistra Civica Città Vesuviana hanno partecipato all'incontro organizzato dal Comitato di Sostegno a Biram Dah Abeid, presidente dell'IRA-Mauritania (Initiative de Resurgence dumouvement Abolitionniste de Mauritanie), a Napoli lo scorso 1 marzo 2014. L’IRA-Mauritanie è un movimento pacifista che si batte per i diritti umani ed è impegnato nella lotta contro la schiavitù, il razzismo ed il sistema di divisione in caste che in effetti vige nella società di quel Paese. Biram è candidato alle elezioni presidenziali che si terranno nel prossimo luglio in Mauritania.

Le rappresentanze dell'IRA in Italia e in altri paesi europei hanno come scopo la divulgazione della storia dello schiavismo moderno (per nascita) in Mauritania, ufficialmente cessato per legge nel 1981 e sanzionato penalmente solo dal 2007, e la diffusione delle iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale affinché siano cancellate le condizioni di costrizione che sono ancora purtroppo presenti in quel Paese.
Da fonti dirette ed indipendenti abbiamo appreso che, sia a causa di un retaggio culturale che per l’estrema povertà che insistono in Mauritania, circa il 20% dei quasi 4 milioni dei suoi abitanti vivono ancora oggi di fatto in condizioni di schiavitù. La mancanza di alternative economiche e culturali ha lasciato quasi immutate le condizioni di dipendenza da caste superiori che, pur essendo numericamente minoritarie, detengono il potere nel Paese; sono le stesse caste che prima della legge del 1981 possedevano schiavi. Anche se la schiavitù è palesemente praticata, non risultano processi penali in corso per questo reato a tutt'oggi.



La popolazione Mauritana oggi è composta da un 20% di bianchi (Mori), di etnia arabo-berbera, che detiene il controllo della politica e dell'economia, e da un 80% di neri, di diverse etnie nero-africane, tra le quali c'è quella degli “ex schiavi” (Haratin). Il governo nega l'esistenza della schiavitù in quanto uomini e donne in questa miserrima condizione non vengono censiti all'anagrafe, sono civilmente inesistenti e quindi invisibili alle statistiche ufficiali.
E' palese che la modifica dello status quo non rientra affatto nei programmi della casta al potere e nemmeno dell'attuale presidente di oggi, anch'egli della stessa etnia. Un film come quello del Sudafrica purtroppo, dove una larghissima parte di cittadini pare non debba avere possibilità di alcun genere per cambiare la propria condizione di vita.
Non si hanno riscontri indipendenti a proposito dei fondi internazionali che sono stanziati per far emergere dall'indigenza e dalla completa ignoranza gli “invisibili”.  Osservatori stranieri non hanno mai presenziato alle operazioni di voto e mentre per i berberi la registrazione all'anagrafe è un diritto, un trattamento ben diverso è riservato ai neri.

Passi importanti sono stati fatti dal governo francese che ha dichiarato, tramite il ministero degli esteri, il proprio sostegno all'azione dell'IRA.  La fondazione internazionale “Frontline Defenders” con sede a Dublino, che si batte per la difesa dei diritti umani e civili nel mondo, ha assegnato a Biram nel maggio 2013 il premio “Front Line Award for Human Rights Defenders at Risk (un riconoscimento speciale per coloro che difendono i diritti umani correndo grandi rischi personali), mentre le Nazioni Unite gli ha assegnato il prestigioso premio per iDiritti Umani nel dicembre 2013.

Oltre che offrire il nostro sostegno al presidente Biram Dah Abeid e all'IRA-Mauritania-Ufficio Italia, nella persona del neo-presidente e nostro amico Yacoub Diarra, facciamo appello a tutti i movimenti che si battono contro ogni discriminazione e a tutte le persone di buona volontà per sostenere Biram e la sua Associazione in Italia.  Invitiamo, pertanto, i nostri lettori a consultare il sito della sezione italiana di Amnesty International che mirabilmente pubblicizza rapporti e dati sulla situazione della Mauritania. 
La lotta contro il razzismo, per l'eguaglianza e per la democrazia non può e non deve avere confini, perché essa stessa abbatte le frontiere e le disuguaglianze.