venerdì 17 gennaio 2014

I lavoratori di Gioia Tauro in prima fila per la pace in Siria



Porto di Gioia Tauro
I meridionalisti democratici-federalisti europei denunciano la demagogia della classe dirigente calabrese, affiliata ai partiti nazionali italiani di destra e di sinistra, in occasione della scelta del porto di Gioia Tauro per il trasferimento del materiale chimico siriano da due navi militari danesi e norvegesi ad una americana, nel contesto del programma delle Nazioni Unite per l’alienazione delle armi chimiche di Damasco. Il trasferimento dei materiali, che dovrebbe avvenire quanto prima, premetterà a tecnici americani di trattarli e neutralizzarli in acque internazionali a bordo della nave laboratorio Cape Ray.


Nazioni Unite
Il programma delle Nazioni Unite nasce dal grande successo registrato dal movimento pacifista e nonviolento mondiale che è riuscito lo scorso 10 settembre 2013 a bloccare l’intervento armato in Siria minacciato dal presidente Usa, Barack Obama, convincendo quest’ultimo ad accettare una proposta russa di persuadere Damasco a trasferire il controllo delle sue armi chimiche alle Nazioni Unite. Il piano messo a punto da esperti di diversi paesi insieme all'Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche (OPAC) è molto articolato e prevede la rimozione dalla Siria dei materiali che, solo quando sono abbinati, formano armi chimiche. Secondo fonti delle Nazioni Unite, sarebbero circa 150 i container di materiale chimico da rimuovere dalla Siria in diverse fasi. Di questi, circa 60 dovrebbero transitare per il porto di Gioia Tauro.


Nave danese Ark Futura
Il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, del Nuovo Centrodestra, ha dichiarato che la decisione di usare Gioia Tauro “rischia di portare alla guerra civile un territorio". Il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, del Partito Democratico ha dichiarato che "Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone". Questi due esponenti della politica italiana in Calabria invece di mettere al centro dell’attenzione mondiale le eccellenze del porto di Gioia Tauro e la grande professionalità dei suoi lavoratori, hanno dipinto una popolazione in preda al panico, pronta a linciarli in caso di incidente. Le dichiarazioni dei due esponenti, ed in particolare quelle di Bellofiore, hanno fatto il giro del mondo, dipingendo una Calabria retrograda, egoista e accattona, lontanissima dalla realtà.


Lavoratori di Gioia Tauro
E’ ben diverso il tono dei lavoratori del porto calabrese. Il segretario nazionale del Sindacato Unitario Lavoratori, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino Pronestì, ha dichiarato che "Se ci saranno certezze sulle condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare. Abbiamo saputo della decisione di mandare le armi chimiche della Siria a Gioia Tauro dai media -- Non diciamo di no a prescindere - ma vogliamo avere certezze sulla sicurezza per i lavoratori". La posizione della CGIL della Piana di Gioia Tauro è precisa: “Finalmente il governo italiano si ricorda dell’esistenza del porto di Gioia Tauro. Lo fa per lo smaltimento delle armi chimiche siriane ed utilizza uno degli hub tecnologicamente più avanzati e, probabilmente, l’unico a poter garantire il trasbordo da nave a nave senza stoccare i containers nei piazzali. La Cgil di Gioia Tauro e la Filt, nel prendere atto di una decisione di politica militare internazionale, chiede che l’intera operazione si svolga con la certezza della massima sicurezza per i lavoratori e la popolazione. Del resto, in coerenza con la nostra politica di impegno per la pace e la cooperazione fra i popoli, ribadiamo l’importanza della distruzione delle armi chimiche. Approfittiamo però di questa occasione per chiedere al Governo nazionale maggiore attenzione sul porto di Gioia Tauro per implementare la capacità commerciale dello scalo e per garantire quello sviluppo industriale che fino adesso né le politiche nazionali né, a maggior ragione, le scelte della giunta regionale, hanno prodotto. Anche per questo chiediamo al governo nazionale e alla Giunta regionale di compiere atti concreti ed immediati per il rientro al lavoro dei quasi 500 lavoratori in cassa integrazione”.


Porto di Gioia Tauro, vista aerea
I Meridionalisti Democratici condividono in pieno la posizione positiva e costruttiva dei lavoratori calabresi e condannano la solita demagogia di una classe dirigente legata ai partiti nazionali italiani, pronta a mettere i propri interessi elettorali e politici davanti a quelle dei territori.


Fonti delle notizie:


martedì 14 gennaio 2014

L'identità politica dei Meridionalisti Democratici


Capita sempre più spesso ai Meridionalisti Democratici di sentirsi rivolgere la domanda “siete di destra o di sinistra?” Ed è sempre più difficile rispondere che destra e sinistra sono solo delle indicazioni stradali, anche perché non crediamo che si possa risolvere la questione della collocazione politica sfuggendo alla domanda rispondendo in modo banale e qualunquistico. 


 
Il nostro movimento usa quattro parole per descriversi : 
MERIDIONALISTI DEMOCRATICI
federalisti europei



Con la prima parola “Meridionalisti” abbiamo voluto intendere che la nostra area di attenzione è il Mezzogiorno inteso come i territori che formavano l'ex Regno delle Due Sicilie. Per essere ancora più chiari, il nostro raggio di azione comprende i territori delle seguenti Regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e basso Lazio. 

Con la seconda parola “Democratici”, affermiamo la nostra convinzione che il sistema migliore di governo sia quello in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini. Pertanto siamo per la democrazia, sia come forma di stato, sia per il sistema di vita interna al nostro movimento. Il nostro essere democratici ci porta anche ad avere uno specifico interesse per lo sviluppo dei diritti democratici in tutti i contesti sociali e, pertanto, sentiamo l'esigenza di sostenere i diritti di cittadinanza in tutti gli ambiti, indipendentemente dall'essere meridionalisti o in sostegno dei meridionali. Per diritti di cittadinanza intendiamo i diritti civili, sociali, politici, economici ed etici, propri di ogni essere umano. Nel campo dei diritti civili, siamo per la libertà di parola, di stampa e di informazione, di espressione, per l'autodeterminazione, per il diritto alla sicurezza pubblica e personale e per la libertà di culto (e di non culto), così come siamo per la libertà di sciopero e di non scioperare, e per il diritto a tenere manifestazioni pubbliche, ordinate e nonviolente.

Nel campo dei diritti sociali siamo per la solidarietà intesa anche come intervento statale per il benessere dei cittadini, per l'assistenza sanitaria universale, per le pari opportunità nel campo del lavoro, e siamo per la scuola pubblica. Nel campo della politica siamo per il diritto alla candidatura ed eleggibilità politica, così come siamo per il diritto dei cittadini di organizzarsi in liberi partiti, associazioni o movimenti. Nel campo economico siamo per il diritto di possedere la proprietà privata, di utilizzare capitali propri, di fondare imprese economiche personali e di partecipare al libero mercato. Nel campo dei diritti etici crediamo che i cittadini devono avere il diritto di decidere sul proprio corpo, di quali cure fare o non fare, di vivere il proprio orientamento sessuale senza discriminazioni, e di condurre la ricerca scientifica nella massima libertà, secondo canoni etici ma senza interferenze religiose. 

Con la parola “federalisti” intendiamo che sosteniamo la creazione di un sistema statale composto da due livelli di governo, uno centrale e uno territoriale, con sovranità di ciascuna nelle competenze specifiche. Crediamo che sia necessario un forte governo centrale capace di contrastare lo strapotere delle corporation internazionali che ormai tentano di stravolgere qualsiasi legge che regoli il loro operare. Il governo centrale deve essere capace di difendere i beni comuni contro l'attacco indiscriminato che proviene dalla finanza internazionale e dalle corporation, che vorrebbero privatizzare tutto e sottomettere ogni legge alla regola del massimo profitto. Di pari passo pensiamo che la migliore forma di governo democratico sia quella più vicina alla popolazione governata. Nel nostro caso, vogliamo la costituzione di una macro-regione composta dai territori dell'ex Regno delle Due Sicilie, da federare alle altre macro-regioni italiane ed europee. Un federalismo solidale e non “avvelenato” permetterebbe ad ogni popolo e ad ogni territorio il diritto al rispetto delle differenze negli stili di vita, delle culture e delle tradizioni, portando ad una genuina valorizzazione dell'identità in un contesto caratterizzato dalla collaborazione e dalla solidarietà. 

Con la parola “europei” indichiamo sia il riferimento geografico sia quello culturale e storico. Siamo un popolo europeo che si affaccia sul Mediterraneo affondando le sue radici nella storia e cultura greca, romana, osca e italica. Siamo un popolo che condivide con altri popoli europei una storia millenaria che ha visto l'avanzamento dell'arte, della letteratura, della filosofia, della scienze, della medicina, e del pensiero politico liberal-socialista attraverso l'interazione fra europei, da nord a sud, da est ad ovest. L'Europa dei popoli, suggerita da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi è il tipo di Europa che vogliamo, non certamente quella della Banca Centrale Europea. 

Allora, quando ci chiedono qual è la nostra collocazione politica, ci viene da rispondere che siamo diversi da quello che è oggi rappresentato dalla sinistra, dal centro e dalla destra, per il nostro senso di giustizia sociale e di uguaglianza, ma anche per il nostro rispetto per le differenze basate sul concetto del merito e dell'iniziativa privata. 

Alla fine, quindi, poiché il nostro campo di azione è il riscatto ed il rilancio del Mezzogiorno all'interno di una prassi democratica, nel totale rispetto dei diritti di cittadinanza di ogni essere umano, siamo orgogliosamente fieri di non collocarci fra i partiti nazionali italiani di destra, di centro o di sinistra.



venerdì 10 gennaio 2014

Consiglieri di Bacoli a difesa dei “briganti” contro gli eredi del generale Cialdini !

www.meridem.it
I MeridionalistiDemocratici-federalisti europei elogiano i consiglieri comunali bacolesi, Adele Schiavo e Josi Gerardo Della Ragione, per aver difeso la verità storica contro la decisione della maggioranza del Consiglio Comunale di Bacoli, presa il 17 dicembre 2013, di ringraziare l'Arma dei Carabinieri “per la lotta alla camorra e per la lotta ai briganti” in occasione del bicentenario dell'arma il prossimo giugno.

Adele Schiavo e Josi Della Ragione, del gruppo indipendente, avevano proposto un emendamento in cui chiedevano l’eliminazione della parte della frase relativa alla lotta ai briganti, ma non sono riusciti a convincere i consiglieri del Partito Democratico e di Forza Italia, che invece sono uniti nel portare avanti una visione falsata del cosiddetto risorgimento.

da braccianti a briganti
La giornalista Marica Marzella ha scritto sul sito di Freebacoli che “questa decisione, per chi non sa la storia dei briganti e conosce la parola soltanto nel suo senso dispregiativo, è perfettamente legittima, quasi giusta. Ma per chi la conosce, è una decisione vergognosa. Le 'bande di briganti' erano gruppi, più o meno armati, di persone, tra cui anche ufficiali dell’esercito borbonico, che combattevano per impedire la conquista sabauda della loro terra. Per impedire i saccheggi, gli omicidi, le carneficine che erano diventate un’abitudine all'indomani della famigerata Unità. Persone che hanno combattuto per il loro paese e che, come sempre avviene nella storia, sono state svilite e demonizzate dal vincitore.  Finché le cose non si sanno, ci si può giustificare con la propria ignoranza. Ma non è questo il caso. Molti dei consiglieri, infatti, hanno affermato di conoscere la storia. Ma, nonostante ciò, non hanno cambiato idea.”

Carabinieri nel periodo  post unitario
I Meridionalisti Democratici esprimono massimo rispetto per i carabinieri e per le altre forze dell'ordine che ogni giorno combattono il crimine organizzato, indipendentemente dai dubbi sollevati da diversi magistrati su possibili accordi fra Stato italiano e mafia. Tuttavia, se l'Arma celebra 200 anni di esistenza, ovvero celebra la sua appartenenza allo stato dei Savoia, quello stesso stato che li ha usati assieme ai Bersaglieri per massacrare la nostra gente con la barbara occupazione del 1860-61, allora c'è ben poco da celebrare da parte nostra. L'Arma dovrebbe iniziare un percorso di revisione storica, ammettendo i crimini commessi contro le popolazioni meridionali e semmai riconoscere anche che esistevano i Carabinieri del Regno delle Due Sicilie.

I Meridionalisti Democratici sostengono e ringraziano Adele Schiavo e Josi Della Ragione per la battaglia che hanno fatto per difendere la memoria dei nostri partigiani, dei cosiddetti Briganti, e si ripromettono di continuare con ancora più forza e determinazione la battaglia contro le politiche del Partito Democratico e di Forza Italia, due dei maggiori partiti nazionali, sistematicamente alleati nel sostenere la politica coloniale italiana nei nostri territori.

Fuga dei cervelli dal meridione
Questa politica oggi come allora serve per alimentare una disoccupazione doppia al sud rispetto al centro-nord, una emigrazione che, dalla conquista militare del nostro vecchio stato ad oggi, ha superato 25 milioni di meridionali, un reddito medio pro-capite che è la metà di quello degli abitanti del nord, un disastro ambientale senza precedenti, delle infrastrutture paragonabili a quelle del terzo mondo, un sistema sanitario costoso e scadente e nessuna prospettiva positiva per le giovani generazioni.

Come nel 1860-61, quando ci furono politici meridionali pronti a mettersi al servizio del padrone savoiardo tradendo gli interessi del popolo, anche oggi ci sono quelli eletti nei nostri territori che servono gli interessi economici di gruppi industriali, commerciali e finanziari del nord e delle grosse multinazionali. E' necessario smascherarli e denunciare il loro comportamento, per sconfiggerli e relegarli alla pattumiera della storia attraverso i mezzi nonviolenti che il sistema democratico mette a disposizione.

lunedì 6 gennaio 2014

Il nome del criminale Cialdini rimosso da Mestre!

La verità storica non ha connotazione politica e geografica! 

Ex Piazzale Cialdini
Mestre - Venezia

I Meridionalisti Democratici apprendono e rilanciano con grande soddisfazione la notizia che il Consiglio Comunale di Venezia ha approvato il 17 dicembre 2013 una mozione del consigliere comunale Sebastiano Bonzio di rimuovere il nome del generale Enrico Cialdini, un criminale di guerra, da un piazzale a lui intitolato a Mestre. E' un esempio di quello che dovrebbero fare tutti i comuni italiani e in particolare quelli nel Sud.

Fucilazioni al Sud
durante il "Risorgimento"
Secondo la mozione approvata dal Consiglio Comunale, il generale non sarebbe solo un militare e uomo politico, come riportano i libri di storia ufficiali, ma fu il protagonista della durissima repressione tra Benevento e Gaeta nel 1861 e della campagna contro il cosiddetto brigantaggio. Azioni militari per conto del regno dei Savoia fatte di eccidi, come quello di Casalduni e Pontelandolfo, case incendiate e centinaia di persone uccise. La mozione prende atto che oggi in Internet ci sono molte fonti di gruppi meridionalisti che parlano di Cialdini come di un “massacratore”.

L'Assedio di Gaeta (Lt)
Secondo il consigliere Sebastiano Bonzio, “Enrico Cialdini è indicato anche dai più benevoli come un criminale di guerra, eppure a lui sono state intitolate numerose strade in molte città in Italia, tra cui Mestre”. Bonzio ribadisce che è “contro la mistificazione storica e la retorica risorgimentale”, e che voleva “ripristinare una condizione di verità sul reale ruolo esercitato da talune personalità a cui sono intitolati spazi pubblici”.

Giovani contadini meridionali
trucidati  dall'esercito savoiardo
nel perido della "Unità d'Italia"
"La Nuova di Venezia e Mestre" cita lo storico mestrino Sergio Barizza, che fa notare che “anche Bixio fu autore di un massacro a Bronte, e il suo nome c’è su una rotatoria. Il primo problema è che la storia la scrivono i vincitori, il secondo è l’ignoranza dilagante che fa dimenticare la nostra storia”.

I Meridionalisti Democratici, continuando nell'azione politica e culturale di diffusione della verità storica per il rilancio e riscatto del Sud, plaudono il lavoro del Consigliere Sebastiano Bonzio e la sensibilità del Consiglio Comunale di Venezia che dimostrano il coraggio di fare ciò che ogni città italiana dovrebbe fare, specialmente al Sud: ripristinare la verità storica a proposito del cosiddetto “Risorgimento” e della “Unità d'Italia".


Ufficio di Presidenza
dei Meridionalisti Democratici
www.meridem.org

domenica 5 gennaio 2014

RC auto 2014: La beffa ai danni dei napoletani continua

di Sabrina Creuso

La condizione che ci vede succubi delle RC Auto continua la sua inevitabile scalata ai prezzi più alti ai danni dell’utenza napoletana nonostante la virtuosità dei guidatori.

Non esiste deterrente che possa impedire alle assicurazioni ed alle banche egemoni del Nord, detentrici di assicurazioni, di continuare a spennare letteralmente i possessori di auto obbligati ad assicurare il veicolo nel meridione.

Mai come in questo caso si percepisce il messaggio che esser virtuosi ed evitare fin quanto possibile di ricorrere all’assicurazione in caso di sinistro, anche mettendo mano al portafogli, non aiuta a ribassare la rata dell’assicurazione stessa. Già perché anche per il 2014 c’è l’ ulteriore rincaro della RC auto e soprattutto in Campania, con Napoli e provincia, si paga lo scotto di non avere sul territorio né assicurazioni né banche autoctone in grado di garantire prodotti assicurativi identici ma non derivanti da lobby Nordiste ed accentratrici.

Infatti il rincaro previsto della RC Auto è imminente, a meno che il Decreto Destinazione Italia previsto dal Governo Letta non s'impegni a trovare una soluzione equa per rendere unica la quota da pagare a parità di classe di merito di appartenenza, da Nord a Sud. Pensiero tra l’altro fortemente condiviso da sempre da noi meridionalisti!  E tuttavia, personalmente non mi sovviene alcun precedente in cui il capo del governo italiano si sia messo contro gli affari di Lobby assicurative e bancarie solo per equità sociale, tanto meno per tutelare gli interessi di un Sud “palla al piede” sprecone e nulla facente. Ho seri dubbi!!!

Comunque, se andiamo a dare uno sguardo ai numeri che ovviamente parlano chiaro, ci faremmo un’idea di come stanno le cose.

Leggendo alcuni dati sul “Corriere del Mezzogiorno” che fanno riferimento alla classifica dei sinistri con colpa, stilata da “Facile.it” - portale online di assicurazioni auto - si evince chiaramente che la Campania con il suo capoluogo e le relative province, contrariamente alle dicerie ed alle falsità dei luoghi comuni che ci etichettano come imbroglioni e faccendieri sui sinistri auto, risultano classificate agli ultimi posti in graduatoria fra le regioni d’Italia che sono più esposte ai sinistri. Il che significa che nella nostra regione nel 2013 tre automobilisti su 100 hanno chiamato in causa l’ assicurazione per il sinistro causato o subito.

Eppure paradossalmente, nonostante questi numeri siamo noi che paghiamo le assicurazioni più alte d’Italia.

Al primo posto in graduatoria per maggior numero di sinistri per colpa troviamo l’Umbria con il 5.11%, a seguire la Toscana con 4.85% ed il Lazio con il 4.75%,  Sardegna con 4.70% e Lombardia con il 4.32% , Piemonte con il 4.09%, e Liguria con il 4.01%, Valle d’Aosta e Sicilia con 3.89%, Abruzzo 3.83%, il Veneto 3.81%, L’ Emilia Romagna con il 3.71% , la Puglia con 3.65% , la Campania con il 3.30%, seguono il Trentino alto Adige con il 3.26%, la Basilicata con il 3.21%, il Friuli Venezia Giulia con 2.97% ed il Molise con il 2.25% chiude la classifica.

Vi prego di tener presente sempre la densità di popolazione e l’ampiezza della superficie regionale che fanno la differenza fra le regioni in oggetto e la quantità di auto circolanti in ogni regione. Ovvero, la Campania non può esser paragonata alla Valle d’Aosta.

Una cosa è certa, il problema del rincaro delle assicurazioni nel Mezzogiorno è sempre stato sentito dai Meridionalisti Democratici-federalisti europei come un ennesimo sopruso ai danni di cittadini inermi, e la presa in carico di una class action contro le lobby che favoriscono condizioni migliori al Nord è perseguita e supportata con forza e determinazione da tutti noi affinché equità sociale e condizioni di vita migliori siano garantite a tutti i cittadini senza distinzioni territoriali di alcun genere. 

Il Comitato RC Auto, di cui facciamo parte, è ancora in attesa, assieme a svariate decine di altre associazioni e di qualche grande Associazione dei Consumatori, di ricevere “risposte” dalla politica parlamentare dei vari partiti con sede legale al nord, che hanno sì accolto alcune delle proposte avanzate dallo stesso Comitato, che si badi servono anche per garantire dividendi delle assicurazioni, ma hanno lasciato fuori dal contesto il problema principale: l'apartheid assicurativo, ovvero , a parità di condizioni, se abiti a Napoli invece che a Milano, paghi di più ! 

Questa discriminazione non è più accettabile, e costituisce l'evidenza che dopo quasi 154 anni molto poco è cambiato nel trattarci come la colonia del nord di questo Paese, di cui facciamo parte non per volontà ma per conquista militare.