domenica 3 novembre 2013

Sversamento rifiuti tossici: le responsabilità dello Stato Italiano



Qualche giorno fa, il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha de-secretato i verbali del camorrista Carmine Schiavone sullo sversamento illegale di rifiuti tossici nei nostri territori. Oggi sappiamo quello che sospettavamo da tanto tempo: Le più alte cariche dello Stato sapevano, lo sapevano i magistrati, lo sapevano le forze dell’ordine. Lo sapevano i parlamentari così come molti amministratori pubblici.  Maggioranza ed opposizione sapevano -- hanno sempre saputo; anche gli ambientalisti sapevano, ma hanno supinamente sostenuto ubbidientemente il segreto di Stato.  L’Italia e le sue istituzioni nazionali e locali sapevano. Tutti gli apparati dello Stato italiano, gli stessi apparati dello stesso stato che governa i nostri territori fin dal 1860-61, sapevano.

Oggi sappiamo che le autorità italiane avrebbero potuto condurre in modo segreto le necessarie indagini per colpire i colpevoli del business dei rifiuti tossici, per capire dove andassero i profitti e chi fossero i beneficiari dei traffici, ma, nel frattempo prendere, tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione e il territorio da quei danni che, attraverso la mancata conoscenza e il non intervento, hanno generato le condizioni ambientali e sanitarie che attualmente affliggono la nostra gente e i nostri territori. Si poteva agire per evitare i morti, gli ammalati, il dolore, la sofferenza e la povertà, senza togliere nulla alla segretezza necessaria per svolgere le indagini.  Prendiamo atto che l’Italia ha scelto, ancora una volta, di trattarci da colonia interna, dove la vita del colonizzato non vale niente, specialmente se il colonizzato decide di non abbandonare il suo territorio, diventando emigrante.

E’ particolarmente amaro per i meridionalisti democratici ricevere la conferma che i diversi politici meridionali che hanno ricoperto ruoli di potere nello Stato italiano, come quella di ministro degli interni o quella di ministro dell’ambiente, sono stati strumentali nel nascondere alla popolazione lo stato delle cose per tanti anni.

Oggi è anche preoccupate l’uso strumentale che i media italiani fanno delle interviste di Schiavone, che in televisione sembra essere indicato come “un buono”, ovvero quello che oggi richiama la politica e i governanti a un maggior senso di responsabilità—sembra una eccezionale opera di distrazione di massa, dove un camorrista pentito, responsabile della morte di tantissime persone, diventa il centro dell’attività per la difesa della salute e dei territori!  La spettacolarizzazione di Schiavone è alquanto sospetta.

E va anche denunciata l’azione intrapresa da più parti per generalizzare che tutta la produzione agricola campana e meridionale è inquinata.  Già si vedono in televisione le pubblicità che indicano che un tal prodotto non contiene alimenti campani.

Le lotte che i cittadini stanno conducendo con maggiore insistenza negli ultimi mesi in Campania stanno prendendo sempre di più una colorazione identitaria. Sono sempre di più gli striscioni e i cartelli che accusano lo Stato italiano per le condizioni in cui versano i nostri territori.  Gli slogan vanno dal “bonifichiamoci dall'Italia” ad altre che riconducono agli accordi iniziali fra piemontesi, mafia e camorra, una continuità nei presunti accordi fra stato e mafia, ancora oggi oggetti di interesse giornalistico.  Sempre più spesso i manifestanti portano bandiere e simboli identitari.  Anche se i media non pubblicizzano la svolta identitaria che sta prendendo la lotta nella “Terra dei Fuochi”, è sempre più difficile pubblicare foto che non abbiamo le bandiere e gli striscioni e i cartelli con gli slogan identitari.

I Meridionalisti Democratici vogliono che i territori avvelenati dalla mala politica collusa con le ecomafie siano totalmente bonificati e progressivamente riavviati alle produzioni agroalimentari tipiche e di eccellenza che li caratterizzavano.

Le bonifiche devono necessariamente essere attuate a seguito di una corretta e globale mappatura di tutto il territorio con la stesura di un progetto elaborato da veri esperti e poi condiviso con cittadini ed associazioni e comitati. MD vuole, infine, che le bonifiche rappresentino un momento di riscatto sociale ed economico dell'intero Sud sin dalle loro prime fasi, attraverso un'attenta vigilanza sul conferimento degli appalti, proibendo il subappalto e con l'adeguata formazione di personale tecnico e di manodopera specializzata locale da impiegare.

Infine, i meridionalisti democratici chiedono l’applicazione dell’articolo 439 del codice penale che recita che “Chiunque avvelena acque o sostanze destinate all'alimentazione, prima che siano attinte o distribuite per il consumo, è punito con la reclusione non inferiore a quindici anni. Se dal fatto deriva la morte di alcuno, si applica l'ergastolo.”  L’avvelenamento dei nostri territori non può e non deve cadere in prescrizione.