giovedì 7 novembre 2013

Solidarietà al popolo bretone in lotta!

I media occultano la notizia: da 10 giorni è in corso una rivolta popolare in Bretagna contro il fisco francese

Popolazione in piazza in Bretagna
Si sta toccando con mano cosa accade quando i media, da noi come in Europa, sono lo strumento principale di gestione del potere da parte di una classe politica venduta per intero al colonialismo finanziario che vuole una democrazia di facciata, basando sulle menzogne la propria attività.
Dopo anni di sofferenza e di malcontento generalizzato, la Bretagna, che in Francia è l’equivalente del Sud in Italia, ha detto basta ed è in questi giorni interamente in piazza.

Un nuovo aumento delle tasse sui prodotti agricoli, sui quali si regge gran parte dell’economia bretone ha acceso la miccia, ma ben presto la protesta è dilagata coinvolgendo l’intera popolazione della regione, da sempre talmente poco incline ad essere assoggettata al governo centrale di Parigi tanto che in ben 700.000 hanno ripreso l’uso della scomparsa lingua bretone in circa 50 anni, recuperando tradizioni, identità e lottando politicamente per una fortissima autonomia, che vede i partiti locali come maggioranza assoluta a livello di elezioni nell'ambito della regione.

Bandiera Bretone
In Bretagna, infatti, il tricolore è quasi assente, la bandiera più diffusa è quella storica, Gwenn-ha-du, e chi visita quei luoghi così stupendi che si affacciano sull’Atlantico, non chiami un cittadino del luogo con l’aggettivo francese o non si rivolga a lui in lingua francese, perché tutto ciò potrebbe passare facilmente come un’offesa. I bretoni tengono molto alle proprie radici culturali e linguistiche, diverse da quelle del resto del paese e se poi Parigi impone scelte che condizionano la vita quotidiana e l’economia della regione, ecco che la protesta esplode e diventa quasi impossibile controllarla.

In questi giorni i media francesi spacciano le grandi manifestazioni come una protesta di piccoli gruppi di studenti contro le presunte politiche anti immigrazione del governo Hollande, mentre in Bretagna i “berretti rossi” stanno guidando una sommossa che coinvolge tutta la regione. I berretti rossi sono il simbolo scelto dagli agricoltori in protesta, come facevano nel settecento gli scioperanti contro il fisco, e li indossano come segno distintivo; così dalle campagne, i tumulti sono arrivati alle città: Brest e Rennes su tutte, ma tanti altri importanti centri sono paralizzati da quasi una settimana tra scioperi, occupazioni e scontri con le forze dell’ordine.

Mappa della Bretagna
La popolazione è scesa in piazza e la situazione sembra decisamente fuori controllo, anzi molte fonti locali affermano che è letteralmente sfuggita di mano a Polizia e Gendarmeria.
La gente comune è passata dalle parole ai fatti, e poiché gran parte delle nuove accise è riscossa dai caselli autostradali molti cittadini, dopo aver piazzato delle micro cariche sui caselli, li hanno tirati giù in modo che sia difficile se non impossibile riscuotere i pedaggi.


La protesta degli agricoltori si è quindi trasformata nella rivolta di un’intera popolazione che rivendica anni di angherie e soprusi da parte del governo nazionale e che vuole difendere le proprie radici culturali.

A preoccupare l’Eliseo è anche un effetto domino che tutto ciò potrebbe avere in Francia e, perché no, in Europa: dopo aver cercato di nascondere la notizia, adesso i media, a seguito di 5 giorni di autentiche battaglie urbane, non possono più celare nulla e in un paese dove, come avviene anche in Italia, non ne può più di governi che pensano agli affari personali di qualcuno piuttosto che ad un’economia che porta solo disagi e povertà. Le immagini bretoni potrebbero dar manforte ad altri movimenti in altre regioni, come ad esempio a quelli che sono in corso da noi per le Terre dei Fuochi.

I Meridionalisti Democratici sono solidali con i confratelli bretoni, poiché fanno parte della stessa rete politica in lotta per la liberazione dallo status coloniale in cui ci ritroviamo assieme ad altri.

Il triskell che abbiamo nel simbolo del nostro movimento politico indica che fin dall’atto della sua fondazione il nostro movimento lotta per l’autodeterminazione dei popoli colonizzati, partendo dalle Due Sicilie, uniti per un federalismo europeo basato sull’uguaglianza e sulla democrazia, non bancaria ma politica, di popoli liberi da centralismi oppressivi. Salutiamo i fratelli bretoni come si usa da loro, con un caloroso Yech’ed mat ! Alla salute !

Alessandro Citarella