L’appropriazione indebita del
meridionalismo
Alessandro Citarella
Alla fine del mese di maggio del 2013
dobbiamo purtroppo ancora constatare la consueta disonestà
intellettuale degli storici “risorgimentali” ed il costante
tentativo da parte della politica dei grandi partiti con sede legale
nel nord di appropriarsi, soprattutto nei momenti elettorali, del
meridionalismo.
Mentre da un lato registriamo un
aumento da parte dei cittadini della richiesta di svelare e
pubblicizzare la terribile verità storica sull’unificazione
italiana fatta a mano armata, una esigenza che viene soddisfatta in
parte grazie a studiosi impegnati in un’opera ciclopica, dall’altro
notiamo l’assenza degli storici “ufficiali” e delle istituzioni
pubbliche, che invece sono impegnati nella solita spudorata
mistificazione di verità oramai conclamate per chi ha occhi per
vedere.
Nel frattempo, la politica parlamentare
ha visto la fine ed il fallimento della stagione della raccolta dei
consensi nei nostri territori da parte del centro-destra attraverso
l’ascarismo finanziato dal nord. Gli avvisi di garanzia sono scesi
a pioggia e nel diluvio di questi si è manifestato un netto rifiuto
dell’elettorato che ha metabolizzato il fatto che i papabili alle
poltrone nulla erano se non marionette manovrate ad altre latitudini
per interessi di stampo tosco-padano, ovvero lo stesso di sempre da
153 anni.
Oggi si affaccia la nuova stagione di
un centro-sinistra, che impossibilitato a reprimere la verità
storica, tenta di “cavalcare la tigre” fino al suo sfinimento,
come ha fatto negli anni 60 e 70 nei confronti delle richieste di
cambiamento sociale, inventandosi e pubblicizzando il “meridionalismo
responsabile”, staccandolo cioè dalla storia ed usando questa
volta gli ascari dalla “faccia d’angelo”, proponendo ai
meridionali un sano “scurdammece ‘o passato” con una nuova vita
tricolore.
No grazie! il meridionalismo non lo
definiscono gli ascari e meno che mai i partiti del nord! E’
necessario prima constatare nei fatti e nei dati socio-economici ed
ambientali se il grado di “negritudine” dei colonizzati del
meridione sarà eliminato o fortemente ridotto, e solo poi parlare
di “meridionalismo responsabile”; meridionalismo che è
“responsabile” da sempre perché non ha mai osato ribellarsi a
costoro come in altri paesi colonizzati.
Diversamente, se il nuovo interesse per
il “meridionalismo” è la strada per fare, come sempre, affari
con i fondi europei o con gli arretrati dovuti al Sud dallo Stato
italiano, consigliamo a costoro di guardare altrove per la
spartizione della “torta” del finanziamento pubblico. Sappiano
costoro che i tempi e l’agire dei meridionalisti democratici e le
loro volontà di oggi sono ben altre, e con il passare del tempo la
volontà di riappropriarsi di diritti e dignità, congiuntamente a
lingua e cultura, aumenterà fino a cambiare lo stato delle cose e
fino a dare alla tanto agognata macroregione meridionale la
autodeterminazione di un popolo che si dissocia da questo Stato
centralista che tutto distribuisce al nord e tutto porta via al sud.