mercoledì 29 maggio 2013

L’appropriazione indebita del meridionalismo

L’appropriazione indebita del meridionalismo

Alessandro Citarella

Alla fine del mese di maggio del 2013 dobbiamo purtroppo ancora constatare la consueta disonestà intellettuale degli storici “risorgimentali” ed il costante tentativo da parte della politica dei grandi partiti con sede legale nel nord di appropriarsi, soprattutto nei momenti elettorali, del meridionalismo.


Mentre da un lato registriamo un aumento da parte dei cittadini della richiesta di svelare e pubblicizzare la terribile verità storica sull’unificazione italiana fatta a mano armata, una esigenza che viene soddisfatta in parte grazie a studiosi impegnati in un’opera ciclopica, dall’altro notiamo l’assenza degli storici “ufficiali” e delle istituzioni pubbliche, che invece sono impegnati nella solita spudorata mistificazione di verità oramai conclamate per chi ha occhi per vedere.

Nel frattempo, la politica parlamentare ha visto la fine ed il fallimento della stagione della raccolta dei consensi nei nostri territori da parte del centro-destra attraverso l’ascarismo finanziato dal nord. Gli avvisi di garanzia sono scesi a pioggia e nel diluvio di questi si è manifestato un netto rifiuto dell’elettorato che ha metabolizzato il fatto che i papabili alle poltrone nulla erano se non marionette manovrate ad altre latitudini per interessi di stampo tosco-padano, ovvero lo stesso di sempre da 153 anni.

Oggi si affaccia la nuova stagione di un centro-sinistra, che impossibilitato a reprimere la verità storica, tenta di “cavalcare la tigre” fino al suo sfinimento, come ha fatto negli anni 60 e 70 nei confronti delle richieste di cambiamento sociale, inventandosi e pubblicizzando il “meridionalismo responsabile”, staccandolo cioè dalla storia ed usando questa volta gli ascari dalla “faccia d’angelo”, proponendo ai meridionali un sano “scurdammece ‘o passato” con una nuova vita tricolore.

No grazie! il meridionalismo non lo definiscono gli ascari e meno che mai i partiti del nord! E’ necessario prima constatare nei fatti e nei dati socio-economici ed ambientali se il grado di “negritudine” dei colonizzati del meridione sarà eliminato o fortemente ridotto, e solo poi parlare di “meridionalismo responsabile”; meridionalismo che è “responsabile” da sempre perché non ha mai osato ribellarsi a costoro come in altri paesi colonizzati.

Diversamente, se il nuovo interesse per il “meridionalismo” è la strada per fare, come sempre, affari con i fondi europei o con gli arretrati dovuti al Sud dallo Stato italiano, consigliamo a costoro di guardare altrove per la spartizione della “torta” del finanziamento pubblico. Sappiano costoro che i tempi e l’agire dei meridionalisti democratici e le loro volontà di oggi sono ben altre, e con il passare del tempo la volontà di riappropriarsi di diritti e dignità, congiuntamente a lingua e cultura, aumenterà fino a cambiare lo stato delle cose e fino a dare alla tanto agognata macroregione meridionale la autodeterminazione di un popolo che si dissocia da questo Stato centralista che tutto distribuisce al nord e tutto porta via al sud.