sabato 16 febbraio 2013

PD: un programma senza il Sud


Il Partito Democratico (PD) nella fase finale della campagna elettorale sta utilizzando più spesso le parole “Sud” e “Mezzogiorno”.  Purtroppo, all'uso di queste parole da parte del PD non corrisponde un programma politico d’intervento che miri al riequilibrio fra i diversi territori governati dallo Stato italiano.  E’ fondamentale notare che l’unico politico del PD che abbia effettivamente proposto e fatto cose per il Mezzogiorno negli ultimi decenni, il torinese Fabrizio Barca, ministro per la coesione territoriale dell’uscente del Governo Monti, non è un candidato in nessuna delle liste del PD.  La candidatura di Barca nei collegi elettorali del Sud avrebbe avuto un senso e sarebbe stato un messaggio chiaro rispetto alla volontà del PD di dire “qualcosa di meridionale”.  Invece, le liste dei collegi elettorali del Sud sono state riempite addirittura con candidati del Centro-Nord.


Il PD e i partiti politici da cui è stato generato hanno governato l’Italia e sono stati al governo in diverse regioni negli ultimi decenni. Negli ultimi quindici mesi il PD ha sostenuto fedelmente il Governo Monti, ha una rappresentanza parlamentare di tutto rispetto, e governa diverse regioni del Centro.  Con l’eccezione delle poche cose che ha potuto fare il ministro Barca, in totale isolamento dal suo partito, il PD non ha contribuito nulla per bloccare azioni deleterie per i nostri territori, continuando a favorire la visione del vecchio Partito Comunista Italiano che vedeva nello sviluppo del Centro-Nord la soluzione per “trainare” il Sud.  In breve, una visione di subordinazione del Sud verso il Centro-Nord.

Dal libro di Isaia Sales, “Napoli non è Berlino” emerge che quando la sinistra predecessore del PD è stata al governo in contemporanea in tutte le regioni del Sud, non ha potuto contare sull'aiuto della folta rappresentanza parlamentare per far passare “qualcosa di meridionale” in Parlamento.  Dal libro di Gianni Pittella e Marco Esposito, “Federalismo avvelenato” emerge che il tipo di federalismo approvato dal Parlamento italiano andava combattuto in modo deciso da tutti i parlamentari meridionali, perché dannoso per il Sud.  Anche in questo caso, il PD non ha usato la forza disponibile per bloccare una politica dannosa per i nostri territori.


Nel scorrere quanto pubblicizza il PD per “un’Italia giusta”, lo slogan che ha adottato per la campagna elettorale in corso, non si trovano interventi specifici utili per il rilancio e il riscatto del Sud nei campi della sanità, del lavoro, della tutela dell’ambiente, delle risorse paesaggistiche e di quelle archeologiche, delle infrastrutture, del welfare, della scuola, e dei tributi.

Nel campo della sanità, il PD non propone nulla, con dati e date, per il miglioramento della qualità dei servizi e della loro quantità nel Sud. Non c’è alcuna proposta di riequilibrio del sistema sanitario nazionale di interesse per la nostra gente.

Per quanto riguarda il lavoro, il PD non propone nulla, con dati e date, per creare posti di lavoro e per difendere le realtà produttive in crisi o che la Lega Nord vorrebbe trasferire verso il Nord.  Il PD ha favorito la riforma del lavoro voluta dal Governo Monti, che peggiora sensibilmente la possibilità di creare impiego nei nostri territori.  Tutti i dati statistici pubblicati da autorità come ISTAT e SVIMEZ indicano una condizione drammatica per il Sud rispetto a posti di lavoro persi e stime preoccupanti per nuove emigrazioni di massa dal Sud, specialmente di giovani, verso il Nord e l’estero.

Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, delle risorse paesaggistiche, del patrimonio artistico, e dell’archeologia, veri patrimoni del Sud, il PD non propone nulla.  Il PD non è stato capace di sviluppare una visione di cosa dovrebbe essere il meridione da un punto dell’economia.  Non è chiaro se il PD voglia puntare sul turismo, sull'industria pesante, quella leggera o cosa.  Non si sa.

Per quanto riguarda le infrastrutture, i parlamentari del PD non hanno speso alcun impegno per implementare le decisioni dell’Unione Europea rispetto ai progetti per i nostri territori, mentre l’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, nominato dal governo Prodi nel settembre 2006 ed ancora al suo posto, prosegue usando due pesi e due misure al nord ed al sud, smantellando il trasporto su rotaie nei nostri territori.  Pertanto, anche nel campo delle infrastrutture non si registra alcuna proposta del PD a favore del Sud.

Per quanto riguarda le riforme del welfare e delle pensioni, il PD ha fedelmente sostenuto riforme disastrose messe in atto dal Governo Monti, senza modificarle in senso positivo per chi lavora e per chi ha problemi di mantenimento della famiglia.  Inoltre, il PD non ha messo sul tavolo alcuna proposta corredata di dati e tempistica che porti ad un aumento significativo del PIL nel mezzogiorno, e che faccia chiaramente capire come e quando intervenire per gli aiuti alle famiglie del sud in modo da compensare quanto perso dalle istituzioni locali.

Per quanto riguarda il diritto allo studio, nulla è stato opposto ad oggi al tentativo del ministro Francesco Profumo di istituire delle “gabbie di reddito” a sfavore dei meridionali, e nulla è stato proposto per reinserire nei programmi ministeriali gli autori meridionali che sono stati rimossi dal governo Berlusconi.  Inoltre, non ci sono proposte per assegnare fondi e progetti post-laurea alle università ed ai ricercatori del sud.

Per quanto riguarda i tributi, sia statali che locali, dal PD non arriva alcuna proposta, se non di una generica “dichiarazione d’intenti”.  Di proposte serie, ovvero di programmi documentati con numeri e date che abbiano una ricaduta benefica seria, che è quello di cui ha bisogno il sud, non c’è niente.

Secondo Alessandro Citarella, coordinatore campano dei Meridionalisti Democratici, “il PD è perfettamente in linea con la sinistra italiana che dal 1946 ad oggi non ha proposto nulla di realmente interessante per i nostri territori, lasciando che industrie e manodopera lasciassero il Sud, emigrando verso nord.  Oggi più che mai, è difficile trovare un motivo per chiedere ai meridionali di votare per il PD.”