sabato 16 febbraio 2013

Lo scandalo Monte dei Paschi di Siena coinvolge anche Salerno


Contribuì al crack della società salernitana “Pastificio Antonio Amato”


Il manifesto che annuncia il ritorno sul
mercato della Antonio Amato
lo scorso ottobre.
La campagna elettorale in corso sembrava essere destinata a procedere piuttosto piatta e senza grandi emozioni, con i leader delle diverse coalizioni intenti a dirsene di tutti i colori, a rinfacciarsi fatti ed omissioni, accuse di ogni genere.

Ad un tratto, quando tutto sembrava piuttosto scontato, spunta l’immancabile scandalo dell’ultimo momento.

A tenere banco, infatti, nelle ultime settimane è l’inchiesta giudiziaria riguardante i “derivati” e che vede coinvolti il noto istituito di credito Monte dei Paschi di Siena e il suo presidente Giuseppe Mussari.

Fino a qui sembra la solita chicca che spunta fuori dal cilindro ad usum Delphini per colpire l’avversario politico (Come mai solo ora? Cosa c’è sotto veramente?), ma sembra che anche la città di Salerno sia stata interessata dalle ultime vicende giudiziarie del noto istituto bancario senese.



In che modo ce lo spiega Guglielmo Grieco, segretario provinciale del Meridionalisti Democratici di Salerno: “E’ un vero scempio quello che ha perpetrato il Monte dei Paschi di Siena (MPS) ai danni della nostra provincia. E’ di pochi giorni fa la notizia che esso ha contribuito al fallimento della più importante società salernitana che dava lustro alla città di Salerno in tutto il mondo. Mi riferisco al Pastificio Antonio Amato, già sponsor della nazionale italiana di calcio durante i mondiali del 2006.”


Ma in che modo l’operato della MPS ha potuto contribuire a far fallire uno dei più importanti colossi italiani nel mondo? Secondo Grieco, “quando nel 2008 la Amato si è trovata in gravi difficoltà finanziarie, si è rivolta a diversi istituti di credito per un prestito che le consentisse di riprendersi dal momento di crisi. Molti hanno risposto picche per ragioni di opportunismo, ma il Monte dei Paschi, per motivi fino ad ora ignoti, ha accettato insieme ad altre banche di finanziare la società salernitana con una cifra piuttosto cospicua, circa 17 milioni di euro su un prestito complessivo di 27 milioni. Fino a qui tutto normale, -- continua il leader provinciale dei Meridionalisti democratici -- se non fosse accaduto che i soldi sono stati garantiti dall'istituto di credito a una immobiliare del gruppo, costituita proprio all'epoca dei fatti e che, a sua volta, si scoprirà interamente controllata da una società off-shore di Malta. Secondo i magistrati titolari delle indagini sul crack Amato, il noto politico salernitano Paolo Del Mese avrebbe messo in contatto il Pastificio Antonio Amato con Giuseppe Mussari, presidente di Mps, fungendo all’uopo da garante.”  Secondo l’interpretazione di Grieco, “dalle indagini è emerso addirittura che il Del Mese non si sarebbe comportato proprio da buon samaritano, ma che, al contrario, avrebbe ricevuto denaro per il buon esito dell’intera operazione.” Per Grieco è necessario aspettare che le indagini facciano il proprio corso e che emerga la verità su questa faccenda.  Nel frattempo, circa 80 lavoratori della Antonio Amato sono in cassa integrazione lottando per il proprio futuro, dopo che l'imprenditore Giuseppe Di Martino ha preso in fitto il marchio e lo stabilimento, permettendo allo storico pastificio di riprendere la produzione già dallo scorso ottobre. Il fitto scadrà il prossimo maggio.

Secondo Giulio Santangelo, segretario cittadino dei Meridionalisti Democratici, “alla luce dei tristi fatti di cronaca giudiziaria che hanno fatto emergere scheletri piuttosto scomodi dagli armadi del sistema economico-politico nazionale, ritengo che si debba accelerare l’iter di approvazione della legge sostenuta anche dai Meridionalisti Democratici per l’attivazione di un albo regionale bancario e attualmente al vaglio della Regione Campania. Esso consentirebbe finalmente di far nascere banche regionali che raccolgano denaro nei territori meridionali e investano direttamente sul territorio. Finalmente si creerebbero i presupposti per un sistema bancario sano che verrebbe incontro alle esigenze non solo delle piccole e medie imprese del Sud ma anche dei singoli cittadini favorendo il micro-credito che attualmente manca.”