sabato 19 gennaio 2013

Proposta per una moneta complementare Siciliana

Molti economisti sono dell’opinione che la scomparsa della Lira e la cessione della sovranità nazionale sull'attuazione della politica monetaria in favore di una moneta unica europea abbia influito in modo molto negativo sulla possibilità per le aziende e per i cittadini di ottenere credito dalle banche o di acquisirlo a costi ragionevoli.  In alcuni Paesi, già da tanto tempo sono state create forme di moneta locale, utilizzabili e spendibili in territori ben definiti, per superare la stretta monetaria e creditizia creata dalla gestione della moneta da parte di autorità centrali, che, nel caso dei Paesi europei aderenti all'euro, è la Banca Centrale Europea (BCE).  In Svizzera, si usa il WIR come moneta complementare già dal 1934, per sopperire alla mancanza di liquidità a seguito della crisi finanziaria del 1929.  Nella zona “Euro”, le autorità belghe hanno permesso la diffusione e la circolazione del RES e quelle tedesche la diffusione di diverse monete complementari all'interno del circuito Regiogeld, garantendo liquidità per lo scambio dei beni.


In generale, la moneta ha tre funzioni: serve come unità di misura del valore dei beni di  scambio, come strumento di pagamento tramite il quale è possibile scambiare i beni in qualsiasi quantità e tempo, e come riserva di valore, perché la moneta può essere conservata e utilizzata nel futuro senza che si deteriori.  In alcune economie locali, mentre la funzione dell’Euro come unità di misura del valore dei beni da scambiare e come riserva di valore è sicuramente adeguata, la disponibilità dello “strumento di pagamento” è carente; cioè, manca liquidità e, pertanto, manca la possibilità di regolare in modo rapido ed efficiente lo scambio dei beni.  In un regime di centralizzazione della politica monetaria e di moneta unica supernazionale, la creazione di monete complementari può aiutare le imprese nel regolare lo scambio, evitando di aggiungere costi esosi da addizionare ai valori dei beni, attraverso il pagamento di interessi per l’uso del credito.
Nei nostri territori la stretta creditizia si fa sentire ancora di più rispetto al Centro-Nord dell’Italia anche perché la quasi totalità delle banche, di fatto con sedi legali al Centro-Nord, raccoglie capitali al Sud, ma non concede credito alle nostre imprese o ai nostri concittadini, o, quando lo fa, impone condizioni molto svantaggiose.  La competitività delle imprese del Sud è fortemente danneggiata da un sistema già ostacolato da una burocrazia lenta e farraginosa, dalla mancanza di infrastrutture che favoriscano il movimento delle merci, e dalla onnipresenza di personaggi legati alla politica clientelare e coloniale, pronti a “lubrificare” il sistema in cambio di favori, normalmente esigibili, durante le campagne elettorali.

E’ sicuramente da sostenere con forza l’iniziativa siciliana partita da Giuseppe Pizzino, un imprenditore di successo di Messina, per creare il “Grano”, una moneta complementare, da affiancare all'Euro nell'isola.  Pizzino, basandosi sulla propria esperienza d’imprenditore che rischia di dover chiudere una fiorente attività e che impiega felicemente tanti dipendenti, a causa dell’atteggiamento palesemente vessatorio di banche e politica, ha fatto partire una petizione rivolta all'Assemblea Regionale Siciliana, affinché quest’ultima promuova il “Grano” nelle transazioni economiche dell’isola.  Secondo Alessandro Citarella, coordinatore campano dei Meridionalisti Democratici-federalisti europei, “la lotta di Giuseppe Pizzino per creare il Grano sarebbe da estendere a tutti i nostri territori, creando monete complementari territoriali, per uscire dalla stretta creditizia e per mettere un argine allo strapotere delle banche settentrionali nella nostra economia e alla stessa BCE”.  La petizione online promossa da Pizzino si può leggere e firmare al seguente link:  “Introduzione, in Sicilia, di un sistema monetario regionale complementare al sistema delle banche centrali europee.”